“La ricerca è infinita, senza limiti. Tutto sta nel tempo che vogliamo dedicarle”.
Riccardo Corrado originario di Trieste, è in Cambogia dal 2017. Oggi ricopre il ruolo di Professore Associato nella facoltà di Management delle Tecnologie dell’Informazione (Information Technology Management), presso l’American University of Phnom Penh (AUPP), assieme a quello altrettanto prestigioso di consulente per il Ministero cambogiano delle Poste e Telecomunicazioni. Abbiamo avuto oggi il piacere di incontrarlo via video call e conoscere le motivazioni che l’hanno portato a lasciare l’Italia per la Cambogia.
Buongiorno Riccardo. Partiamo dal tuo background accademico?
Ho conseguito una laurea triennale in Ingegneria Elettronica e una laurea specialistica in Ingegneria delle Telecomunicazioni all’Università di Trieste. In seguito, ho passato l’Esame di Stato come Ingegnere dell’Informazione e mi sono iscritto sempre a Trieste ad un dottorato in Ingegneria dell’Informazione, con focus sulle reti wireless che ho concluso nel Marzo 2016.
Hai cominciato la tua carriera nel mondo corporate?
Sì, ho iniziato a lavorare come Software Automation Test Engineer presso Allianz Assicurazioni a Trieste. Ero incaricato di testare i programmi prima che venissero commercializzati. Nei sei mesi in Allianz sono cresciuto molto sia umanamente che professionalmente, ma ho capito che mi volevo dedicare all’ambito accademico, piuttosto che a quello aziendale.
Come si passa dal mondo business a quello accademico?
Grazie a molta determinazione! Ho fatto parecchie domande in diverse università in Italia e in tutto il mondo. Tra le varie risposte positive c’era la Cambogia. Onestamente, ho accettato quell’incarico per le sensazioni positive che ho provato durante il colloquio di lavoro.
Dunque, possiamo considerarti a tutti gli effetti un cervello in fuga?
Sì, difficilmente in Italia avrei avuto le opportunità che mi sono state offerte qui in Cambogia. Sono arrivato a Phnom Penh nel 2017 come lettore universitario nel dipartimento di Computer Science della ex Zaman University (attuale Paragon International University). Dopo un anno, mi è stato assegnato il ruolo di capo dipartimento di Management of Information Systems, che ho ricoperto per due anni insieme ad altri ruoli dirigenziali all’interno dell’ateneo.
Dall’ottobre 2020 ad oggi collaboro con l’AUPP come Professore Associato nel dipartimento di Management delle Tecnologie Informatiche per i corsi Introduction to Information Technology e Systems Architecture, e come Mentore per gli studenti iscritti al programma in collaborazione con l’Università di Fort Hayes (USA). In più offro consulenza al Ministero Cambogiano delle Poste e Telecomunicazioni riguardo progetti relativi al Quality of Service (QoS) nei servizi di telecomunicazione, creazione di nuove leggi e decreti ministeriali relativi ai servizi telecom, crescita della cultura digitale a livello universitario, cloud computing e data engineering. Spesso collaboro con aziende di livello mondiale come Google, Cisco, Microsoft e Amazon.
Oltre ad averti offerto importanti opportunità lavorative, ci sono altri motivi che ti hanno fatto scegliere di vivere in Cambogia?
Apprezzo le mille opportunità che la Cambogia offre. Io la chiamo “i piccoli Stati Uniti” perché mi ricorda gli USA ai tempi del boom economico.
Inoltre, amo la cultura cambogiana, che è di grande apertura e cordialità, soprattutto nelle generazioni più giovani. Questo facilita molto le interazioni anche tra expat e popolazione locale, il che è inestimabile per chi, come me, lavora nel campo della ricerca ed è sempre contornato da complessità.
Cosa cerchi di insegnare ai tuoi studenti, oltre agli aspetti tecnici?
Cerco sempre di integrare dei metodi che permettano di sviluppare maggiormente il pensiero critico, allontanandosi dal concetto di studio come memorizzazione che qui è abbastanza diffuso. Sin da piccoli, gli studenti sono generalmente abituati ad imparare a memoria e sono orgogliosi di riuscire a memorizzare concetti complessi. Io invece cerco di spingere i miei studenti a interiorizzare i concetti, capire a fondo per poi rielaborare e applicare a casi concreti. Inoltre, da quando insegno qui, ho dovuto lavorare anche su un altro fattore, dovuto più al lato culturale. In Cambogia, come in tutto il sud-est asiatico, gli studenti vedono i professori come persone inaccessibili, più alte “in gerarchia”. Al contrario, io cerco sempre di presentarmi come un insegnante disponibile, a cui poter fare qualsiasi tipo di domanda. Provo a interagire con i miei studenti da pari a pari e cerco di far capire loro che non devono farsi alcun problema se non hanno capito qualcosa e fermarmi per chiedermi di ripetere.
Parliamo della tua vita da expat: cosa fai nel tempo libero?
In realtà negli ultimi anni non ho avuto molto tempo a disposizione. La ricerca è infinita, si tratta solo di quanto tempo ho da dedicarle! Per questo che spesso mi ritrovo a lavorare anche nei weekend. In generale, quando posso, adoro visitare il Paese, ad esempio Siem Reap, Kampot e Battambang.
Hai un’abitudine italiana a cui non hai rinunciato e che continui anche qui?
Ci sono due cose a cui non potrei mai rinunciare: il caffè e la pizza. I cambogiani sono grandi amanti del caffè, qui però lo bevono più lungo e spesso con ghiaccio. La pizza, è largamente consumata qui in Cambogia ma soprattutto dagli stranieri, credo che ancora non sia penetrata nel gusto della popolazione media locale.
Parlando di attualità, in che maniera la pandemia ha modificato la tua attività di professore?
L’aspetto più rilevante è stato il passaggio dalla lezione tradizionale in classe, a quella online. Per me è stato indolore, essendo già a mio agio con la tecnologia. Inoltre, ultimamente mi sono specializzato sull’insegnamento online anche grazie ad una laurea specialistica a distanza incentrata sull’uso telle tecnologie informatiche nell’educazione. Il che ha facilitato ancora di più la transizione. Anche per gli studenti è stato abbastanza facile abituarsi velocemente, dato che sono sempre a contatto con la tecnologia. La parte più complessa è stata ripensare le modalità d’esame che andavano adattate per poter somministrare i test in formato online. Perciò ho deciso di passare da quiz e domande aperte a test di ragionamento.
Per concludere, che consiglio daresti ad Italiano che volesse trasferirsi in Cambogia? Per prima cosa credo ci si debba preparare allo shock culturale e allargare le proprie vedute. Qui le interazioni sociali e professionali si svolgono secondo certi schemi e sarebbe assurdo venire qui pensando di imporre il proprio modello.